Come Amazon, Google e Microsoft “aggirano” AdBlock Plus

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Secondo il Financial Times, Amazon, Google, Microsoft e Taboola avrebbero pagato AdBlock Plus per fare in modo di rendere visibili le pubblicità presenti sui loro siti anche a chi utilizza Adblock Plus.

AdBlock Plus, creato dalla start-up tedesca Eyeo, è riuscito ad affermarsi con successo come il principale plug-in per Chrome e Firefox in materia di blocco della pubblicità on-line. I plug-in di questo tipo hanno avuto un enorme incremento del numero di installazioni nel 2013, sfiorando il 70%. In Italia, Grecia, Giappone, Spagna e Cina la crescita è esponenziale: il 134% in più rispetto al 2013.

Una crescita così rapida spaventa tutti coloro che guadagnano dalla vendita di pubblicità on-line. In Danimarca, Grecia, Polonia e Svezia il 24% di chi naviga sul web utilizza un adblocker. Per un quarto degli utenti di questi paesi, quindi, la pubblicità on-line è invisibile.

Michael McDonald, creatore di AdBlock

Michael McDonald, creatore di AdBlock

LA ‘LISTA BIANCA’ DI ADBLOCK PLUS

Amazon, Google, Microsoft e Taboola potranno aggirare le funzioni dell’adblocker perchè inseriti nella white list di AdBlock Plus. I siti presenti in questa lista bianca sono stati giudicati da Eyeo conformi all’Acceptable Ads Manifesto. Il manifesto, in sintesi, sostiene che la pubblicità on-line non deve essere fastidiosa e non deve distorcere il contenuto della pagina su cui è presente.

Adblock Plus non censura di default le inserzioni pubblicitarie di chi è conforme al manifesto, ma esse si possono comunque bloccare dalle impostazioni del plug-in. Eyeo sostiene di non richiedere alcun contributo per le piccole aziende, ma un pagamento da parte di quelle più grandi è richiesto per ‘rendere sostenibile l’iniziativa’. Nessuna delle parti interessate ha voluto dichiarare a quanto ammonta questo  pagamento.

UNA POSIZIONE SCOMODA

Eyeo si trova ora in una posizione scomoda. Vero, con ogni installazione il suo peso contrattuale diventa sempre più forte, come appunto dimostra la disposizione dei giganti a pagare Eyeo; ma la grande maggioranza degli utenti installano gli adblocker per evitare qualsiasi tipo di pubblicità.

La reazione degli utenti di AdBlock Plus sarà presumibilmente poco positiva, anche perché – pace all’Acceptable Ads Manifesto – i criteri secondo cui si può giudicare il ‘fastidio’ di una pubblicità sono molto soggettivi.  Il portavoce dell’Eyeo, tuttavia, ha dichiarato a Business Insider – sito presente nella white list di AdBlock Plus – che il programma Acceptable Ads non è niente di nuovo e che Eyeo non ha mai nascosto l’esistenza della white list ai suoi utenti. Inoltre, come già detto, si può bloccare anche la lista bianca dalle impostazioni.

Nella redazione di BuzzFeed

Nella redazione di BuzzFeed

LA MORTE DEL BANNER E LA NASCITA DEL NATIVE ADVERTISING

Sta di fatto che l’insofferenza verso le forme più evidenti di pubblicità su internet cresce sempre più e il graduale abbandono dell’uso di banner pubblicitari lo testimonia. Il banner è stato una grande innovazione del boom del dot-com degli anni novanta, ma ha perso efficacia: si è arrivati a parlare di ‘banner blindess’ per indicare la completa mancanza di attrattiva dei banner per molti utenti.

Come accade spesso nel mondo digitale, il declino di uno favorisce la crescita dell’altro. Se il banner agonizza, nasce il native advertising. Invece di proporre una home page piena zeppa di luccicanti rettangolini a cui molti ormai non fanno più caso, il native advertising presenta il contenuto della pubblicità come integrato nella piattaforma che lo ospita. Detto in altre parole, il native advertising inganna l’utente facendogli credere di stare cliccando su un post come tutti gli altri, quando in realtà il post in questione è commissionato da un inserzionista.

Il modello pare essere molto redditizio. Buzzfeed, che attrae una media di 150 milioni di utenti per mese, ha completamente abbandonato il banner e la maggior parte delle sue entrate sembra provenire proprio da questa strategia pubblicitaria.

ADBLOCKER E NATIVE ADVERTISING

Per un plug-in come AdBlock Plus, il native advertising, data la sua natura di camaleonte che si mimetizza con la piattaforma circostante, è più difficile da bloccare anche se sembra che non sia una impresa impossibile. D’altra parte, chi utilizza il native advertising non può entrare a far parte della white list: uno dei requisiti per sottoscrivere l’Acceptable Ads Manifesto è la facile riconoscibilità del contenuto pubblicitario rispetto al corpo della piattaforma vera e propria.

Staremo a vedere se gli utenti di Adblock Plus accetteranno silenziosamente il cambiamento e se l’insofferenza verso i banner non si trasferirà anche al più subdolo native advertising.

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About Author

Nato a Milano, classe 1991. Si è laureato all’Università Statale in Filosofia. Ora vive a Londra, dove studia International Publishing alla City University London.

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