Nelle settimane precedenti al referendum nel Regno Unito su una possibile uscita dall’Unione Europea, tra le varie case editrici inglesi circolava parecchia preoccupazione. Chi voleva restare in Europa sottolineava come un addio all’Europa rappresentasse una prospettiva catastrofica, mentre dall’altra parte i sostenitori della cosiddetta Brexit sostenevano come ad un’uscita un po’ travagliata avrebbe poi fatto seguito un periodo di totale autonoma.
Il Regno Unito ha parlato e ha votato Leave, e quindi nei prossimi mesi il governo inglese avrà il compito di effettuare il passaggio da dentro a fuori l’Europa. Non sarà facile e, soprattutto nel breve periodo, ci saranno ripercussioni poco piacevoli per tutti.
La prima cosa che tutti hanno potuto constatare è stato il crollo del valore della sterlina britannica. Alla fine dello scorso venerdì, il valore della moneta inglese era calato di circa il 9% rispetto al dollaro americano, arrivando così a valere 1,32 dollari (il punto più basso dal 1985 a oggi). I mercati sono andati nel panico, tanto che nelle prime 24 ore dall’annuncio dei risultati, è stato calcolato che in giro per il mondo sono stati spazzati via quasi due trilioni di dollari.
GLI EFFETTI DELLA BREXIT SULL’EDITORIA INGLESE
Tra i settori che verranno colpiti c’è, ovviamente, anche quello dell’editoria. In un’intervista rilasciata a The Bookseller un paio di settimane fa, il CEO di Bonnier Publishing – Richard Johnson – aveva alzato il livello d’allerta annunciando: “Da un punto di vista finanziario, una Brexit sarebbe un disastro per l’editoria inglese. Sono preoccupato non tanto per i grandi editori – siamo grandi abbastanza da sopperire certe difficoltà nel breve periodo – quanto piuttosto le piccole imprese, che non avrebbero i mezzi per resistere.”
Case editrici come Penguin Random House o Simon & Schuster o Faber dovranno tirare la cinghia per qualche tempo, ma i capitali di cui dispongono sono sufficienti per affrontare questo periodo d’incertezza che colpirà il Regno Unito nei prossimi anni. Come sottolineato da Johnson, le conseguenze della Brexit si vedranno in maniera più pesante sulla pelle dei piccoli editori, che già adesso fanno fatica a stare a galla e rischiano di vedere un drastico calo delle richieste dagli altri Paesi europei.
L’incertezza sul futuro e il calo della sterlina incideranno anche sulla voglia dei consumatori inglesi di spendere i propri soldi. Dalle macchine agli immobili, dagli elettrodomestici alle vacanze estive, gli inglesi avranno anche meno disponibilità economica da investire in beni come i libri: il calo delle vendite – sommato ai minori investimenti che il prossimo governo conservatore concederà ad istruzione e cultura – avrà ripercussioni molto poco piacevoli per gli editori, che dovranno trovare nuovi modi per riconquistare il pubblico.
IL DIFFICILE ARRIVA ORA
Il referendum è stato solo il primo passo di un lungo percorso. Il voto di giovedì 24 giugno ha manifestato la volontà della maggior parte del Regno Unito di smarcarsi dall’Unione Europea, ora toccherà al governo trovare una soluzione con l’Europa. Ci saranno lunghe negoziazioni e, ne possiamo star certi, l’Europa farà di tutto per non agevolare l’uscita inglese, che sarà rapida ma anche parecchio dolorosa. Tra gli editori serpeggia parecchio malumore anche per questa prospettiva, visto che in pochi sono fiduciosi che l’Europa conceda termini favorevoli per fare affari con il resto del continente. Per un settore che ha basato gran parte del proprio successo sull’export, questo può essere un colpo durissimo. L’uscita dall’Europa infatti porterà a nuove frontiere e nuove tasse, ostacolando ulteriormente la distribuzione dei libri verso gli altri Paesi.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la reazione dei vari partner europei. Il Regno Unito ha votato per uscire dall’Europa, una scelta che avrà ripercussioni anche per tutti i Paesi europei con cui ha fatto affari fino ad oggi sotto le regole del libero mercato previsto e salvaguardato dalla UE. È facile immaginare quindi come alcuni editori e distributori europei saranno pronti a scendere in campo con l’ascia di guerra nel momento in cui bisognerà ridiscutere i vecchi trattati.
Per molti editori inglesi, l’Europa rappresenta il singolo più grande mercato per quanto riguarda l’export. Tra le clausole più significative quando si stringono accordi di questo genere, l’esclusiva dei diritti europei è uno dei punti che più verranno toccati dalla Brexit. Se fino ad oggi un editore inglese poteva far leva sul fatto che il Regno Unito fosse parte di un’unica grande Europa, ora questo argomento si andrà a perdere e altri player potranno cercare di ottenere questa esclusiva (attenzione all’inserimento degli editori americani ad esempio).
L’INTERNAZIONALITÀ DELL’EDITORIA INGLESE
In definitiva, in un periodo in cui molti editori stanno ancora cercando di capire come sfruttare al mondo la rivoluzione digitale, una Brexit era l’ultima cosa che sarebbe servita.
L’editoria inglese è sempre stata una “piccola” oasi felice. Le persone che ci lavorano sono motivate da una grande passione per i libri, si respira un’aria molto positiva, e il bel rapporto tra partner – nazionali e internazionali – è considerato uno dei fiori all’occhiello del settore. Le grandi casi editrici sono piene di lavoratori che arrivano da tutta Europa, sparsi tra tutti i dipartimenti (sia che si tratti di marketing, editorial, sales, legal, o design).
Questo settore ha dimostrato negli anni di poter creare eccellenze, dalle multinazionali alle piccole case indipendenti, anche grazie alle migliaia di lavoratori europei che ogni giorno aiutano l’editoria britannica a mantenere certi standard di qualità. L’uscita dall’Europa vorrà dire che gli editori faranno più faticare a reclutare personale europeo specializzato, con conseguente impoverimento della qualità della manodopera e minore apertura mentale verso nuovi approcci.
CONCLUSIONE
Gli editori inglesi si erano spesi molto a favore della permanenza nell’Unione Europea, e per molti di loro l’ultima settimana si è rivelata un vero e proprio incubo. La sterlina ha già perso parecchio del proprio valore nei mercati mondiali, i lavoratori UE sono preoccupati del loro futuro, ci sono accordi da rivedere con tutti i partner europei, e – più in generale – bisogna aspettarsi un immediato periodo di grande incertezza.
Tra pochi mesi ci sarà la Fiera del Libro di Francoforte, e quello sarà il palco del primo vero confronto tra editori europei dopo il referendum. Come reagirà il mercato ai recenti accadimenti? I grandi editori che fanno parte di multinazionali europee o extra-europee dovrebbero riuscire a reggere l’urto, ma per chi non ha le spalle coperte il contraccolpo potrebbe essere molto pesante (se non fatale).