La Corte d’Appello di New York ha confermato il verdetto di una sentenza emessa nel 2013: Apple avrebbe stretto accordi con alcuni editori americani per stabilire insieme il prezzo degli e-book.
COSA DICE LA SENTENZA
Il motivo di questo patto scellerato è da individuare nel tentativo di costringere Amazon a rivedere il proprio business model per quanto riguardava i prezzi degli e-book disponibili sulla propria piattaforma e-commerce.
Il giudice Deborah Ann Livingstone ha così commentato:
“Abbiamo concluso che il tribunale distrettuale ha correttamente deciso che Apple ha orchestrato una cospirazione insieme agli editori per alzare i prezzi degli e-book, che la cospirazione ha controllato il commercio in violazione allo Sherman Act, e che l’ingiunzione è propriamente calibrata per proteggere il pubblico dai futuri pericoli che minano la competitività.”
C’È CHI DICE NO
Un giudice tuttavia – Dennis Jacobs – si è detto contrario.
“La quota di mercato di Amazon, pari al 90%, rappresentava all’epoca un monopolio, stando a quanto dichiarato dalla legge antritrust. […] Apple si è mossa nel tentativo di competere contro un monopolio e aprire così un mercato a diverse compagnie, generando solo lievi vincoli competitivi nel processo. La sua condotta è stata tutto sommato ragionevole, nessuno aveva proposto valide alternative alla situazione.”
La corte ha tuttavia ribattuto che non spetta ad Apple stabilire cosa sia un monopolio e cosa no. In questo senso quindi Apple non aveva le carte in regola per operare come ha fatto, dal momento che la condizione monopolistica di Amazon non era stata verificata da nessun organo competente.
Apple si è detta convinta di non aver fatto nulla di male nel 2010. Nelle prossime settimane potrebbe quindi arrivare un colpo di coda dell’azienda di Cupertino, che ha dichiarto che ormai si tratta di una questione di “principi e valori”. Restate sintonizzati quindi, il bello deve ancora venire.
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