Concepita con l’intenzione di arginare lo strapotere di Amazon, la nuova legge europea sull’Iva applicata alle vendite online sembra sortire l’effetto contrario.
Amazon è un prodotto inaspettato della rivoluzione digitale: nato in un garage nel 1995 con lo scopo di rifornire di libri cittadine americane senza libreria o con una scarsa scelta di titoli, in meno di 20 anni è diventato il gigante delle vendite online capace di fare il bello e il cattivo tempo con editori di portata mondiale.
Da allora molte sono state le azioni intraprese, a livello imprenditoriale e legislativo, che hanno cercato di limitare il potere crescente di questo mercato online.
L’AMBIVALENZA DELLA LEGGE LEVI
È il caso della tanto discussa legge Levi, chiamata da alcuni non a caso legge anti-Amazon, che in Italia fissa lo sconto applicabile sui libri da parte dei rivenditori a un massimo del 15%.
Questa volta l’azione intrapresa è a livello europeo e riguarda i prodotti venduti online. Fino ad ora i diversi rivenditori online di libri ed e-book (siano essi online store, come Amazon, Google Play o Kobo, oppure gli stessi autori ed editori tramite il loro sito web) hanno pagato l’Iva seguendo la legislazione del paese in cui sono situati, quindi il paese da cui il prodotto viene venduto.
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E fino a qui niente di strano, almeno finché Amazon non ha deciso di stabile la propria sede europea in Lussemburgo per usufruire della vantaggiosissima Iva al 3%, contro la media del resto del continente che si aggira intorno al 20%, sbaragliando così la concorrenza.
L’Europa ha quindi deciso di applicare un piccolo cambiamento nel pagamento dell’Iva che adesso segue la legislazione del paese in cui il prodotto viene comprato.
CHI PAGA?
Può sembrare un piccolo cambiamento, atto a tutelare rivenditori e scrittori indipendenti, ma in realtà sono proprio loro che ne subiscono le conseguenze. Se prima, infatti, se la dovevano vedere con il sistema di tassazione di un solo paese, adesso sono alle prese con la tassazione di tutta Europa. Cory Doctorow, sostenitore del self-publishing e autore di successo, ha dichiarato di aver dovuto spendere quasi 1.000 € in software che lo aiutassero con la nuova contabilità.
Sebbene la spesa e la tecnologia richieste da questa nuova legislazione siano facilmente sostenibili da parte di grandi store e di autori con un discreto successo, lo stesso non si può dire dei rivenditori indipendenti. Ciò che si teme adesso è che questi, per evitare di complicarsi la vita, si rivolgano ai grandi distributori online uccidendo così l’iniziativa indipendente di autori e piccoli editori.
FONTE: PublishingPerspectives
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