Woolfe – The Red Hood Diaries: fallimento videoludico

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A marzo avevamo già parlato della relazione tra crowdfunding e l’industria videoludica, spiegando come a volte non sia sempre oro quello che luccica e come molto spesso, nonostante il raggiungimento della quota richiesta per l’inizio del progetto, il risultato non sia quello sperato, né dal lato degli sviluppatori né da quello dei finanziatori.

A volte succede che il progetto raggiunge il completamento, ma purtroppo i costi di gestione sono saliti alle stelle e i risultati delle vendite non sono quelli sperati dagli sviluppatori. È questo il caso di Woolfe: The Red Hood Diaries, un titolo 3D basato sul tema fantasy, rilasciato su Steam a marzo. Il progetto aveva raggiunto la somma di 72.000 dollari (65.000 euro) da parte di 2.400 finanziatori. Lunedì, dopo anni di lavoro, lo sviluppatore GRIN ha deciso di chiudere i battenti.

IL POST SUL BLOGDI WOOLFE: GAME OVER

Sul blog ufficiale del gioco il fondatore di GRIN, Win Wouters, fondatore della compagnia, ha pubblicato un post intitolato Game Over con un’apertura che spiega tutto: “It’s done, there is no way back. We tried, we failed,” (“È fatta, non c’è una via del ritorno. Ci abbiamo provato, abbiamo fallito”). In parole povere la compagnia ha completato la richiesta di bancarotta in quanto non era più in grado di pagare le fatture non saldate.

Secondo il sito Steamspy, sito in cui vengono analizzati i dati dei giochi presenti su Steam, Woolfe: The Red Hood Diaries è stato acquistato da 34.000 utenti (con margine di errore di ± 4.636 utenti).

UN TEAM QA IMPROVVISATO

Durante lo sviluppo il gioco è stato disponibile con accesso anticipato su Steam e chiunque abbia acquistato una copia durante quel periodo si è trasformato in un membro del team QA per GRIN. In un’intervista con Polygon, Wouters aveva affermato che il processo era stato spiegato a coloro che avevano comprato il gioco, e aveva affermato che con i tempi stretti di rilascio non c’era personale a sufficienza per poter avere un addetto al QA. Il team era infatti composto da sei persone: due artisti, due programmatori, uno scrittore e Wouters stesso.

Nonostante le offerte generose di coloro che hanno pagato il gioco, la compagnia non ha avuto tempo a sufficienza per la promozione commerciale. Sempre nel post di Wouters si legge che non appena le vendite hanno avuto inizio, si sono resi conti della difficoltà di portare avanti il progetto.

Woolfe: The Red Hood Diaries - Gamobu

NESSUN PREMIO PER I FINIZIATORI DI KICKSTARTER

E sfortunatamente ci sono delle conseguenze negative anche per i finanziatori di Woolfe: infatti se la compagnia ha chiuso per bancarotta, questo significa che tutti i premi promessi su Kickstarter non saranno consegnati.

Wouters ha affermato che ci sono premi pronti per la consegna o pronti alla produzione, ma non avendo soldi nessun premio verrà distribuito ai finanziatori.

LA VERGOGNA HA PORTATO AL SILENZIO

Tra le parole di Wouters si coglie il disagio nel comunicare la chiusura della compagnia, e si scusa per il silenzio degli ultimi mesi:

“I guess our public silence the last few months already said a lot. It is not out of disrespect that our communication dropped to almost zero… it is out of shame. … With Woolfe being the most passion driven thing we have ever created, it feels horrible to live with the feeling we let you down.”

(Traduzione: Immagino che il nostro silenzio degli ultimi mesi dica molto. Non è una mancanza di rispetto che abbiamo smesso di comunicare… ma perché ci vergogniamo… Woolfe essendo il progetto guidato dalla nostra passione più sfrenata, ci siamo dispiaciuti del fatto di dovervi deludere.)

Wouters continua specificando che durante il processo di sviluppo molti sono stati gli sbagli, tra cui il calcolo dei tempi errato che hanno portato ad una lievitazione dei costi non prevista. Tra questi la scelta di produrre il gioco in 3D invece che in 2D. Ammette infatti di essersi completamente sbagliato al riguardo.

Una storia che meritava, secondo la mia modesta opinione, di finire in modo molto diverso.

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Ha una laurea in Lingue e istituzioni economiche e giuridiche dell'Asia Orientale e un master in marketing. Ha sviluppato un interesse per il digital marketing e l'e-commerce. Dopo 10 anni a Londra e un passaporto blu dopo, si trasferisce a Parigi a fine del 2021 per gestire a livello europeo due brand online per la multinazionale del lusso LVMH.

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