Molti autori self-publishing con cui ho avuto il piacere di parlare negli scorsi mesi mi hanno confermato un fatto: molto spesso si sceglie di auto-pubblicare il proprio libro in seguito al rifiuto del manoscritto da parte degli editori. E spesso questi rifiuti sono stati tutto tranne che gentili (qualcuno ha anche usato l’espressione “come un colpo di mannaia”). C’è poco da stupirsi quindi se il desiderio di “vendetta” – professionalmente parlando – è la molla definitiva per abbandonare la strada dell’editoria tradizionale e lanciarsi invece verso territori inesplorati.
Quando il proprio manoscritto viene rifiutato può subentrare un sentimento di rassegnazione. Ma come, il lavoro su cui ho lavorato per tutti questi mesi non è neanche degno di essere pubblicato? Ho sbagliato vocazione? No, un rifiuto non vuole necessariamente dire che non siete validi scrittori. Anzi, in alcuni casi sono gli editori ad essersi mangiati le mani per avere rifiutato autori che a distanza di anni sono diventati personaggi di culto.
Tra gli esempi più citati c’è sicuramente J. K. Rowling. La “mamma” di Harry Potter infatti si è vista rifiutare il proprio primo libro da dodici (sì, dodici) case editrici prima che Bloomsbury decidesse di dargli una possibilità. Considerando che a oggi la serie dei 7 volumi del maghetto più famoso di tutti i tempi ha venduto più di 450 milioni di copie, mentre le trasposizioni cinematografiche hanno registrato al box office qualcosa come 7,7 miliardi di dollari. E pensare che alla povera J.K. consigliarono anche di non lasciare il proprio lavoro da impiegata…
Una delle stroncature più affascinanti è invece quella che T. S. Elliot riservò a George Orwell, che gli aveva proposto “La Fattoria degli Animali” nella speranza di vederselo pubblicare. La risposta di Elliot fu la seguente:
“Your pigs are far more intelligent than the other animals, and therefore the best qualified to run the farm—in fact, there couldn’t have been an Animal Farm at all without them: so that what was needed, (someone might argue), was not more communism but more public-spirited pigs.”
“I vostri maiali sono molto più intelligenti degli altri animali, e per questo sono i più qualificati a capeggiare la fattoria – infatti non ci sarebbe affatto una Fattoria degli Animali senza di loro: per questo quello che ci sarebbe voluto (qualcuno potrebbe suggerire) non era più comunismo ma più maiali con aspirazioni sociali.”
Un altro rifiuto molto interessante è quello firmato Moberley Luger di Peocock & Peacock, che nel 1925 bollò in maniera piuttosto netta “Fiesta (Il Sole Sorgerà Ancora)” di Ernest Hemingway.
“If I may be frank, Mr. Hemingway — you certainly are in your prose — I found your efforts to be both tedious and offensive. You really are a man’s man, aren’t you? I wouldn’t be surprised to hear that you had penned this entire story locked up at the club, ink in one hand, brandy in the other.”
“Se posso essere franca, Mr. Hemingway – di certo Lei lo è nella sua prosa – trovo i Suoi sforzi noiosi e offensivi. Lei è veramente un uomo tutto d’un pezzo, non è vero? Non sarei sorpresa di scoprire che ha scritto l’intera storia chiuso al bar, inchiostro in una mano e brandy nell’altra.”
E potreste credere che qualcuno commentò in questo modo il “Diario di Anne Frank”?
“The girl doesn’t, it seems to me, have a special perception or feeling which would lift that book above the ‘curiosity’ level.”
“La ragazza non mi sembra avere una speciale percezione o sensibilità tali da innalzare quel libro sopra al livello della curiosità.”
Spero che la collezione di rifiuti storici vi abbia convinto che non sempre gli editori hanno ragione quando stroncano un libro. O meglio, quando un editore dice no a un manoscritto lo fa perché ritiene che quello non sia il momento giusto per quel genere di pubblicazione. “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie ad esempio dovette aspettare ben 4 anni prima di riuscire a comparire sugli scaffali. La cosa da tenere a mente è che ogni scelta viene fatta in buona fede e con un occhio al mercato. Se invece pensate che il tempo giusto per il vostro libro sia ora… beh, benvenuti nel mondo del self-publishing!
Piccola nota finale. Vi state chiedendo quale sia il vincitore della nostra classifica sui peggiori rifiuti della storia? L’editore che dopo aver letto “Moby Dick” chiese a Melville: “Ma deve proprio essere una balena?” Il tonno Rio Mare evidentemente era già preso.
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