Due settimane fa abbiamo parlato di come il self-publishing possa essere una miniera da esplorare, a patto però che venga usato nel modo giusto. Ricorrere all’auto-pubblicazione infatti a volte può essere non solo una scelta azzeccata, a volte addirittura l’unica possibile.
Tra i vantaggi più interessanti avevo sottolineato la totale libertà editoriale (non avendo un editore scegliete voi cosa e come scrivere) e la maggiore percentuale sulle vendite (che nel sistema tradizionale si assesta intorno al 5-10%), due aspetti che di sicuro faranno venire l’acquolina in bocca a molti… ma non è tutto ora quello che luccica.
Ecco perché nell’appuntamento di questa settimana mi sembra doveroso presentare anche the dark side of self-publishing, ovvero quegli aspetti più delicati sui quali però è bene avere le idee chiare prima di buttarsi in questo genere di attività. Iniziamo dunque la nostra chiacchierata sugli svantaggi del self-publishing.

Allen Lane, storico editore di Penguin Books nonché l’uomo che ha lanciato i libri gialli (letteralmente)
SEI PRONTO PER SCRIVERE SENZA EDITORE?
Conosco molti autori che hanno deciso di ricorrere al self-publishing per un semplice motivo: gli editori non si decidevano a pubblicare il loro romanzo, a volte senza neanche degnarsi di dare loro una risposta. Partendo dal presupposto che l’educazione è un dovere di tutti e quindi una risposta non la si dovrebbe negare mai a nessuno, il lavoro degli editori è proprio quello di fare selezione tra le decine di manoscritti che la casa editrice riceve ogni giorno.
Potremmo passare ore a raccontarci esempi di autori i cui lavori sono stati rifiutati da una marea di editori (vedasi J.K. Rowling su tutti, che prima di approdare a Bloomsbury ha dovuto patire una sfilata di “NO”), ma la verità è che a volte – molto semplicemente – il testo proposto non è buono abbastanza e l’editore ritiene che l’investimento di tempo e forza lavoro per renderlo “piacente” sia eccessivo. Senza considerare che a volte a essere sbagliato può essere il tempismo con cui un testo viene proposto, in quanto ci sono generi che vivono di momentanee vampate di celebrità e al di fuori di quel lasso di tempo c’è il Deserto delle Vendite (ma non cercatelo su Google Maps).
Riassumendo: il fatto che un editore non vi voglia pubblicare NON vuole dire necessariamente che il vostro libro sia sottovalutato e vilipeso. Rileggetelo e fatelo leggere, siate i primi critici di voi stessi, mettetevi nei panni dell’editore che ve lo ha stroncato. Se dopo questo percorso siete ancora convinti del vostro contenuto, allora siete pronti per il self-publishing!
UN AUTORE, MILLE RUOLI
Nel primo “svantaggio” abbiamo introdotto una figura chiave nell’editoria: l’editore. Come il nome stesso implica, il self-publishing è un sistema che concentra in una sola persona tutti i ruoli che normalmente si occupano di portare un testo alla pubblicazione.
Oltre all’editore infatti ci vuole qualcuno che si occupi del design, ovvero che impagini il contenuto e si occupi della copertina e delle eventuali illustrazioni. A proposito di immagini, nel caso in cui vogliate utilizzare immagini protette da copyright (le cosiddette 3rd party images) dovrete allora rivolgervi a chi ne possiede i diritti e informarvi se l’utilizzo richieda una licenza particolare, licenza che a volte può anche costarvi qualche soldo. Non possiamo poi dimenticarci del marketing, perché una volta pubblicato il proprio libro il problema è farlo vedere alla più grande platea possibile: fallite a farvi vedere e il vostro libro non sarà neanche usato come fermaporta.
Pensate di avere le conoscenze per districarvi in questa piccola giungla? Se sì avete tutto il mio rispetto, vuol dire che siete poliedrici all’ennesima potenza. Inoltre ricordatevi che ci sono aziende e start-up che si occupano proprio di darvi una mano in tutte questa mansioni, senza contare che al giorno d’oggi è più facile trovare un freelancer che il pane dal fornaio…
IL LUPO DI WALL STREET
Un altro dei compiti dell’editore è quello di scegliere su chi scommettere: se il vostro libro deve essere pubblicato, l’editore investe tot migliaia di euro per portarlo in vita senza però sapere se alla spesa farà eco un ritorno economico. Il libro pubblicato si rivelerà un fenomeno editoriale oppure sarà il flop del decennio? Da quel punto di vista l’autore dorme in una botte di ferro, perché solitamente riceve comunque una somma (da stabilire) al momento della firma del contratto e/o della consegna del manoscritto. Tutto quello che viene dopo è percentuale sulle vendite (royalties), quindi in sostanza tutto quello che arriva dopo la consegna del manoscritto è un “di più”.
Se decidete di pubblicarvi da soli invece, i soldi da investire sono tutti vostri. Nessuno scommetterà su di voi o per voi, il rischio e il suo successo o la sua disfatta non potranno essere attribuiti a nessun altro se non a voi. In uno dei post futuri parleremo meglio di quali siano i costi di auto-pubblicarsi, ma per ora vi basti tenere a mente che il self-publishing è un investimento: solo la vostra bravura farà la differenza tra l’Olimpo e il dimenticatoio.
RIASSUMENDO
Ecco quindi quelli che secondo me sono i tre principali punti critici che bisogna considerare prima di avventurarsi nel mondo del self-publishing. In realtà penso ce ne siano anche altri, ma preferisco dosare il numero di argomenti così che ci si possa riflettere meglio. Non esitate comunque a farmi sapere cosa ne pensate, se ad esempio si tratta di svantaggi veri oppure facilmente superabili.
Appuntamento comunque alla prima settimana di agosto con un nuovo post, e ricordate che potete contattarmi anche all’indirizzo andrea@gamobu.eu
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2 Comments
Un altro ottimo post. Da autore indipendente mi ritrovo molto in quello che stai scrivendo. Come sempre usi uno stile fluido, accattivante ma dritto al sodo. Ho segnalato questo articolo su una discussione di cui sono curatore sul Forum di Simplicissimus, a questo link http://forum.simplicissimus.it/index.php?topic=17341.30. Provvederò a diffondere anche sulla mia pagina d’autore. Continua così Andrea.
Grazie mille per il supporto Michele, mi fa davvero molto piacere che le cose di cui sto scrivendo ti interessino! Come sempre fammi sapere se c’è qualche argomento che potrebbe essere interessante all’interno di questo blog. Ora sono un po’ di fretto ma entro sera farò di sicuro una capatina a visitare il tuo Forum 🙂