Un articolo pubblicato qualche giorno fa sull’Huffington Post ha analizzato in maniera molto interessante il fenomeno della scrittura e i social media. Il tutto nasce da una considerazione storica: un tempo non era insolito per i romanzi particolarmente lunghi essere pubblicati a più uscite, anche nel caso di opere uscite dalle penne di scrittori importanti come Charles Dickens o Alexandre Dumas. La leggenda racconta che alla vigilia dell’uscita dell’ultimo capitolo di The Old Curiosity Shop di Dickens, una folla di lettori assatanati prese d’assalto la nave che ne trasportava le copie.
Questo sistema era molto in voga all’alba del giornalismo, quando i quotidiani vedevano negli allegati un valore in più: quando i direttori dei giornali si sono resi conto della necessità di fare alcuni tagli alle spese, allora questo genere di allegati ha (generalmente) dato l’addio alle edicole.

SPAZIO AI NEW-MEDIA
I cosiddetti new media tuttavia sembrano intenzionati a riportare in auge questo sistema, e in particolare una delle piattaforme più calde da questo punto di vista è Twitter. Il social network californiano infatti sta diventando sempre più punto di riferimento per molti autori che lo utilizzano per pubblicare e distribuire le proprie storie.
Del resto una delle caratteristiche più comuni dei social media è il bacino di utenti/lettori, molto propensi a condividere i contenuti che reputano meritevoli. Ecco dunque che gli autori spesso utilizzano Twitter per pubblicare brevi estratti dei propri libri in uscita, come successo con David Mitchell (Cloud Atlas) che con questa strategia ha stuzzicato i propri fan con piccole anteprime di Slade House, uscito giusto un paio di settimane fa.

PERCHÉ PUBBLICARE SU TWITTER?
Il primo motivo è che… pubblicare su Twitter è semplice, vi basta un account e il gioco è fatto. In più esistono vari modi per far aumentare alla grande la propria virilità, affidandosi sia alla buona volontà dei fan disposti a ritwitttare i post sia a strumenti come Storify che permettono di restare sempre aggiornati sugli argomenti e le persone che ci interessano.
Rispetto a pubblicare su un sito internet poi, Twitter ha il vantaggio di essere molto meno intrusivo: posso restare aggiornato su future pubblicazioni anche mentre sto navigando attraverso i feed dei miei amici, anziché dovere andare appositamente a visitare il sito dell’autore (dopo 2 o 3 tentativi andati a vuoto infatti, non sarei più motivato a tenere controllato il sito e alla lunga me ne dimenticherei del tutto).
IL SELF-PUBLISHING E IL TWITTER FICTION FESTIVAL
Il fenomeno è diventato talmente grande che esiste anche un Twitter Fiction Festival, il cui profilo Twitter potete trovare qui. Il Twitter Fiction Festival è nato nel (lontano?) 2012, garantendosi una crescita tanto rapida quanto propizia: nel 2014 infatti il festival ha stretto partnership importanti come quelle con l’Association of American Publishers e Penguin Random House, aumentando così in maniera esponenziale il tasso tecnico dell’iniziativa.
Ma come funziona? Il Twitter Fiction Festival permette a chiunque voglia partecipare di condividere le proprie storie, pubblicate tweet dopo tweet. Possono partecipare tutti dunque, ma il festival si occupa di promuovere le storie di 50 autori professionisti, provenienti da 10 Paesi diversi. Si tratta di autori di livello, come Celeste Ng, Dennis Mahoney, Lemony Snicket e Margaret Atwood.

Scrivere storie brevi (brevissime!) su Twitter dunque non è solo fattibile, ma anche una sfida affascinante per chiunque pensi di potere reggere la sfida. È un esercizio di scrittura divertente e formativo, che può aiutare gli autori a farsi conoscere e accalappiare nuovi lettori. Ci sono diversi modi per farlo, ad esempio twittando l’incipt di un nuovo capitolo e provare a interagire con altri utenti scrivendo nei panni di uno dei personaggi del libro. E voi cosa ne pensate del binomio scrittura-Twitter?