La polizia di Tokyo ha fatto irruzione negli uffici giapponesi di Amazon (e in un centro distribuzione nella parte più esterna della capitale) durante un’indagine per pornografia infantile.
Amazon ha affermato di stare collaborando nella maniera più assoluta con la polizia.
“Non permettiamo prodotti illegali sul nostro sito, e abbiamo sistemi e processi creati apposta per prevenire che tale materiale finisca online, eventualmente eliminandolo. Siamo decisi a prestare ancora maggiore attenzione e offrire controlli più ferrei per quello che viene pubblicato da noi.”

Un centro Amazon
Ma come si è arrivati a questa situazione?
Negli scorsi giorni la polizia ha arrestato 10 individui sospettati di pornografia infantile, che avrebbero venduto questo genere di materiale attraverso Amazon.
La cosa particolare è che a quanto pare gli arrestati avevano provato a vendere i loro prodotti attraverso una grande varietà di siti di e-commerce, ma l’operazione avrebbe avuto successo solo su Amazon (da cui ci si sarebbe aspettati controlli più efficaci…).
Per quanto strano possa sembrare, in Giappone il possesso di materiale pedopornografico è diventato illegale soltanto a partire da giugno 2014.
Negli ultimi 10 anni il Giappone è caduto in una spirale inquietante sotto questo punto di vista, dal momento che i crimini legati alla pedopornografia si sono quintuplicati. Ogni anno infatti almeno 600 bambini finiscono vittime di abusi, comparendo in filmati o fotografie.
In tutto ciò è difficile immaginare che Amazon finisca davvero nei guai per questa questione. Più probabile invece che la compagnia se la cavi con una bacchettata sulle mani e un invito a rinforzare i propri controlli.
[FONTE: Reuters]