Barrett Brown nasce a Dallas, in Texas, il 14 agosto 1981. Quando ha 7 anni i suoi genitori divorziano, e lui si trasferisce con la madre a Preston Hollow. Brown soffre però di sindrome da deficit di attenzione e iperattività, e questo rende l’esperienza scolastica molto particolare per lui, che si rifugerà nella lettura e nella scrittura.
IL BARRETT BROWN STUDENTE
Il ragazzo è così precoce che già alle elementari produce il suo primo giornale, al liceo si professa ateista e frequenta un club oggettivista (da lui stesso fondato e ispirato alla filosofia di Ayn Rand).

Barrett Brown durante una protesta (Foto NYT)
Dopo le scuole medie il suo percorso scolastico procede in maniera piuttosto arzigogolata. Passa da un istituto all’altro, riavvicinandosi anche al padre impegnato nel lancio di una nuova attività. Nel 2006 segue due semestri alla University of Texas, ma poi lascia per seguire la sua passione: la scrittura.
Comincia a scrivere ai tempi del liceo per il giornale scolastico, prima di lavoricchiare per magazine e riviste. Si iscrive al college, dove studia giornalismo e collabora ancora per la rivista della scuola. Continua anche la sua passione per la scrittura, e infatti collabora con American Online, National Lampoon, e altre testate.
Nel 2007 ecco il suo primo libro, Flock of Dodos, una critica in chiave comica al creazionismo. Dopo il trasferimento a Brooklyn, il livello delle sue collaborazioni sale ancora, con Vanity Fair e The Huffington Post. La vena satirica e critica non si esaurisce, e anzi si canalizza nel suo secondo libro chiamato Hot, Fat, and Clouded.
IL PROJECT PM E ANONYMOUS
Nel 2009 Brown fonda il Project PM, punto di ritrovo per chi vuole analizzare le informazioni trapelate dagli ambienti militari-industriali. Si tratta di una sorta di anti-intelligence, il cui obiettivo è quello di tenere informati i cittadini sulle eventuali losche attività dei governi.
Nel frattempo WikiLeaks, organizzazione fondata nel 2006 da Julian Assange con lo scopo di caricare sul proprio sito documenti segreti, stava cominciando a diffondere il proprio verbo, e quando poi Anonymous lancia la sua prima protesta contro un governo (in Australia), la voce di Brown si unisce a quelle in sostegno del movimento degli hacktivists.
E non si tratta di una voce normale. Brown sa farsi ascoltare, i suoi messaggi raggiungono i destinatari e piantano un piccolo seme di dubbio che col tempo cresce e matura. E’ uno dei primi a sostenere che Anonymous non sia un movimento passeggero, ma anzi un fenomeno che potrebbe avere effetti devastanti sui governi.

Uno dei poster in difesa di Barrett Brown
L’ARRESTO E LA SENTENZA
La sua connessione diretta con Anonymous non è mai stata provata (fino a ieri?), nonostante molti lo identifichino come il portavoce del gruppo. Sembra avere le idee ben chiare però l’FBI, che nel marzo 2012 irrompe in casa di Brown e perquisisce tutto.
Il 12 settembre dello stesso anno Brown viene arrestato per avere minacciato un agente FBI in un video pubblicato su YouTube. Da allora è in custodia, e al reato di minacce si sono aggiunti col passare dei mesi nuovi capi d’accusa, tutti legati a operazioni di Anonymous (tra cui spicca l’attacco del 25 dicembre 2011 ai danni della Stratfor, agenzia di intelligence private).
Ieri la sentenza: 63 mesi di reclusione. Internet è pronto a esplodere, e Anonymous non resterà in silenzio.
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