Volete una recensione falsa su Amazon? Come per tutte le attività illegali o borderline, era solo questione di tempo prima che si sviluppasse un intricato business anche intorno a questo sistema. Una notizia apparsa sul Sunday Times ha fatto maggiore chiarezza sull’argomento, grazie a un’investigazione condotta dalla stessa testata britannica.
RECENSIONI FALSE SU AMAZON: ECCO COME SI FA
Secondo il Sunday Times non sarebbe affatto difficile trovare il modo di pubblicare recensioni fasulle con l’obiettivo di spingere libri o altri prodotti nella lista dei bestseller. Per farlo non serve fare altro che rivolgersi a critici fasulli, che per 4,5 euro o poco più sono in grado di appropriarsi di false identità altrui. Per aggiungere maggiore credibilità, i commenti vengono lasciati attraverso i profili social.
Tra le vittime preferite di questi criminali ci sono soprattutto i bambini, i cui nomi sono facilmente rintracciabili attraverso i profili social dei parenti e la cui privacy online è molto più a rischio rispetto a persone più adulte. Il Sunday Times è riuscto a rintracciare uno di questi critici fasulli, che ha ammesso di vendere recensioni positive per 5 dollari sfruttando più di 70 profili utente diversi.
Come si è svolta l’indagine? Il Sunday Times ha pubblicato un falso e-book intitolato ‘Everything Bonsai!’, scritto in un paio di giorni e pieno di errori. Dopo la pubblicazione, il giornalista che ha condotto l’indagine ha pagato 56 sterline (75 euro) a una serie di falsi critici per ottenere recensioni a 5 stelle e scalare posizioni nella categoria giardinaggio nella classifica Kindle di Amazon UK. A questo punto è partita una ‘contro-indagine’, ovvero il giornalista è risalito alla vera identità dei critici ricercandone i nomi sui social media.
AMAZON E IL SOCK-PUPPETRY
A seguito dell’articolo, Amazon ha chiuso gli account colpevoli di pubblicare recensioni fasulle. Un suo portavoce ha poi così commentato:
“Il nostro obiettivo è fare sì che le recensioni siano quanto più utili per i clienti. Abbiamo tutta una serie di sistemi atti ad individuare e rimuovere la piccola percentuale di recensioni che violano le nostre linee guida, chiudere account illeciti, e in alcuni casi prendere azioni legali.”
Il fenomeno non è affatto nuovo. Già nel 2012 lo scrittore R J Ellroy era stato pizzicato mentre postava recensioni fittizie su libri propri o di colleghi, in una pratica comunemente conosciuta come ‘sock-puppetry’ (ovvero “utilizzare i propri calzini come burattini”). Nel corso degli anni sono nati alcuni movimenti pensati proprio per salvaguardare la veridicità di queste recensioni, ma la sensazione è che la strada è ancora molto lunga.
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