Sembra nel destino di Uber avere davanti a sé una strada lastricata di problemi. Ad ogni vittoria in tribunale infatti – piccola o grande che sia – spesso segue una batosta clamorosa, di quelle che spingerebbero molte compagnie a mollare la spugna. Le altre, appunto, perche quello che stiamo scoprendo di Uber in questi ultimi mesi è che la sua scorza è fatta di acciaio.
UBER, SUPER MULTA E MESSA AL BANDO CALIFORNIANA
Prendiamo quello che e successo mercoledì. Karen V. Clopton, giudice amministrativo della California Public Utilities Commission, ha infatti condannato il gigante del cosiddetto ride-sharing a una multa di 7.3 milioni di dollari, con tanto di sospensione della licenza di operare nello stato della California, proprio dove Uber ha mosso i suoi primi passi.
Cos’ha spinto il giudice Clopton ad usare il pugno di ferro contro Uber? Usando un linguaggio non giuridico possiamo dire che l’accusa mossa alla compagnia è di non offrire a tutti i passeggeri le stesse condizioni, a prescindere da chi essi siano o da dove vivano.
In più si attende da mesi che Uber consegni i dati di cui è in possesso, consegna che in realtà permetterebbe ad Uber di operare tranquillamente (secondo quanto stabilito da una legge nel 2013 e a cui le altre compagnie che offrono trasporto privato si sono già adeguate).
E ORA?
Com’era facile immaginare, Uber ha già annunciato che farà ricorso, il che vuol dire che ci vorranno mesi prima di scoprire se la somma di 7.3 milioni di dollari dovrà essere pagata e se la California resterà terra proibita.
A rimetterci nel frattempo potrebbero essere tutte quelle persone che hanno solo bisogno di un passaggio: considerando il successo di Uber, le persone interessate non sono certamente poche.