Il magazine inglese The Bookseller ha pubblicato, a nome di Stephen Jones, un’inchiesta sul futuro dell’editoria, analizzando in particolare l’evoluzione dell’editoria digitale. L’inchiesta ha visto partecipare più di 1000 esperti del settore, tra cui autori, rappresentanti, editori. E’ stato così possibile stilare 10 “scoperte” che dovrebbero servire a capire meglio la situazione attuale del settore, soprattutto in ottica futura.
Vediamo dunque quale sia il futuro dell’editoria digitale.
1. Attualmente l’iPad è più popolare del Kindle

Per la prima volta, i lettori di e-book su iPad batterebbero – seppur di poco – quelli su Kindle (41.9% contro 37.9%). Non va dimenticato tuttavia come l’iPad sia un tablet estremamente più completo del Kindle, che nonostante le varie app e funzionalità resta pur sempre un e-reader: un utente potrebbe infatti possedere l’iPad per lavoro e utilizzarlo per leggere e-book, mentre un e-reader viene acquistato solo per quella funzione. Il 2015 segnerà l’arrivo di qualche nuovo avversario in grado di spezzare il duopolio?
2. Amazon è il dominatore del mercato vendite e-book
Stando ai dati in mano a The Bookseller, il 71% dei partecipanti al sondaggio ha ammesso di acquistare libri sulla piattaforma di Jeff Bezos con regolarità. Si tratta di più di due terzi, una percentuale decisamente importante. Al secondo posto, laconicamente, l’iBookstore di Apple, lontano col suo 13.4%.
3. Le librerie sopravviveranno
Nonostante acquistare su Amazon sia ormai prassi comune, il fascino delle librerie non sembra destinato a calare (e ci mancherebbe). Ben l’84.4% degli intervistati ha infatti dichiarato che le librerie resteranno un luogo molto importante per la vendita di libri. Effettivamente è difficile immaginare che questo esercizio commerciale cessi di esistere completamente: più probabile invece che a modificare sia la tipologia stessa di vendita, magari con più dispositivi digitali per aiutare il cliente a trovare i libri che sta cercando.

4. Le vendite digitali stanno crescendo, ma meno del passato
La metà degli editori contattati ha affermato che gli e-book rappresentano più del 10% delle vendite totali. Il 23.6% ha invece ammesso che i libri in formato digitale rappresentano solo il 3%.
La differenza non sorprende: è chiaro infatti che una casa editrice specializzata in libri d’arte (ad esempio di fotografia) non ha interesse a spingere il formato e-book, in quanto il proprio lettorato preferisce il possesso materiale/fisico del volume. Una casa editrice di romanzi invece può scegliere di investire molto negli e-book, grazie a una fruibilità di quel genere di letteratura più adatta a ogni luogo (ad esempio mentre si viaggia).
Il 30.7% ha dichiarato che gli e-book rappresenteranno più della metà delle loro vendite per la fine del 2020, tuttavia 2 anni fa la percentuale di “ottimisti” nei confronti dell’editoria digitale era del 48.2%.
5. Nel 2025 si venderanno più e-book che libri stampati
Il 66.8% è convinto che i libri cartacei siano destinati a soccombere alle loro versioni digitali nel giro di una decina d’anni. Un terzo degli intervistati considera invece il regno della carta ancora in grado di resistere alla rivoluzione digitale dell’editoria digitale.

6. I servizi ad abbonamento saranno la prossima moda
Come vi avevamo accennato ieri parlando di Scribd, i servizi a sottoscrizione stanno diventando sempre più popolari sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito.
Un terzo degli editori inglesi (28.8%) attualmente offre questo tipo di servizio, mentre il 50.7% è pronto a scommettere sul successo di questo modello.
7. Le licenze territoriali sono destinate a estinguersi
L’avvento degli e-book sta decisamente mischiando le carte anche per quanto riguarda la vendita di libri su scala globale. Ormai infatti è possibile acquistare un e-book di una piccola casa editrice svedese nel giro di pochi secondi, e la questione dei diritti e delle licenze andrà affrontata a breve con urgenza crescente.
8. Gli autori auto-pubblicati sono più felici di quelli pubblicati tradizionalmente

La dichiarazione è un po’ naïf, ma numeri alla mano ci racconta una piccola verità. Apparentemente infatti, in una scala da 1 a 10, gli autori auto-pubblicati sarebbero molto più felici di quelli tradizionali (7.1 contro 5.7).
Avere più potere decisionale per quanto riguarda titolo, copertina, contenuto di sicuro contribuisce alla serenità, tuttavia la presenza di un editore e di un meccanismo importante di professionisti possono fornire un apporto notevole alla realizzazione del libro. Nel frattempo non smettono di proliferare piattaforme pensate per aiutare gli autori a pubblicarsi, non ultimo Amazon Kindle Scout.
9. Non si vive di solo self-publishing
Più della metà degli autori auto-pubblicati ha ammesso di avere venduto meno di 1000 e-book, mentre solo un quarto ha venduto tra i 1000 e i 5000. Di per sé il dato può sembrare crudo, tuttavia va notato un interrogativo: quanti autori “stampati” vendono meno di 1000 copie? Tanti. Non tutti sono Stephen King o J. K. Rowling, e non tutti sono pubblicati da Mondadori o HarperCollins.
10. Editoria digitale sì, ma il settore non è così moderno come dovrebbe
Soltanto un intervistato su sette ha dichiarato che l’editoria sia al passo coi tempi e adatta alla rivoluzione digitale. L’85.3% ha invece espresso preoccupazione per un mercato in continua evoluzione e di non facile lettura. Non essere pronti ad abbracciare il cambiamento potrebbe essere, per alcuni editori, un disastro senza precedenti.
E voi cosa pensate del futuro dell’editoria digitale?