Ieri mattina il Corriere della Sera ha annunciato la pubblicazione di Je Suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa, libro che raccoglie alcune delle vignette comparse su internet dopo la strage avvenuta nella redazione di Charlie Hedbo. Il ricavato del libro, in vendita da oggi in tutta Italia, sarà destinato proprio alla rivista francese. Fin qui tutto bene.

Invece Je Suis Charlie è finito al centro di grandi polemiche, e no, non c’entrano gli estremisti. Ad avere inforcato non i forconi ma le matite ci hanno pensato gli autori stessi delle vignette, inferociti con la redazione del Corriere.
UN INTENTO NOBILE, UN PROCEDIMENTO ASSURDO
Chi ha realizzato il libro infatti ha pensato bene di utilizzare suddette vignette senza chiedere autorizzazione agli autori, e utilizzandone inoltre immagini a bassa risoluzione. Si vede che oltre al danno, nella sede del Corriere hanno pensato bene di aggiungerci anche una spolveratina di beffa.
Com’era facile immaginare, appena scoperta la notizia i fumettisti non hanno tardato a esprimere il proprio sdegno. Tra i commenti più efficaci segnaliamo il post di Roberto Recchioni sul suo blog, di cui vi riportiamo uno stralcio:

Sull’importanza della libertà d’espressione e su come sia imbarazzante immaginare una società senza questo diritto/dovere, si sono già espressi in molti. Quello che a noi interessa sottolineare è l’ironia della situazione (ma immagino che i nostri amici fumettisti userebbero termini più folkloristici), dove uno dei più grandi quotidiani europei pubblica un libro sulla libertà di stampa… violando senza pudore il diritto d’autore di alcuni artisti che rappresentano l’élite del settore.

IL PARADOSSO DEL CORRIERE E IL CASO SIO
Soprattutto perché, come ha fatto notare con grande sagacia anche Fumettologica, l’articolo del Corriere termina in calce con il consueto © RIPRODUZIONE RISERVATA. Questo vuol dire che qualcuno che lavora al quotidiano di Ferruccio de Bortoli qualche nozione sulla materia dovrebbe anche averla… E allora non possiamo che pensare a un atto compiuto in malafede.
Sarebbe bastato poco, pochissimo, per fare andare le cose diversamente. Un’e-mail per chiedere agli autori il permesso, un messaggio su Twitter o Facebook. Alcuni ne sarebbero stati entusiasti, altri avrebbero rifiutato. Ma così funziona: è il business, baby.
Tra gli autori che hanno trovato le proprie vignette pubblicate dal Corriere c’è anche Simone Albrigi, in arte Sio. Quando lo abbiamo contattato, Sio ha condiviso con noi il grande nervosismo dovuto alla situazione. Abbiamo infatti appreso che già in passato il Corriere si era appropriato indebitamente di contenuti da lui creati, pubblicando un suo video privato però della parte finale dei credit, e non citando né l’autore né alcun link.
Il Corriere ha provato a trarre vantaggio da materiale protetto da copyright, e ora dovrà scontare la gogna mediatica a cui gli autori delle vignette lo stanno sottoponendo. Probabilmente hanno sottovalutato la portata potenziale che può avere un post scritto da Sio, da Roberto Recchioni, da Zerocalcare, da Leo Ortolani. Non sarà una cosa veloce e non sarà una cosa piacevole. E’ il business, baby.